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La cappella di San Venanzio

Nella Cappella di San Venanzio, realizzata dai papi Giovanni IV (640-642) e Teodoro (642-649), i neofiti appena battezzati nella notte di Pasqua ricevevano la Confermazione, prima di entrare solennemente in processione in basilica per celebrare l’Eucaristia.

La cappella, veneratissima dagli slavi e dai croati in particolare, venne pensata per accogliere le reliquie dei martiri dalmati Venanzio e Domnione. Il mosaico del catino absidale ha al centro il Salvatore e sotto di lui la sua Chiesa, rappresentata dalla Vergine orante con a destra san Pietro, con l’asta crociata, san Giovanni Battista, san Domnione e papa Giovanni IV e a sinistra da san Paolo, con le sue lettere in mano, san Giovanni evangelista, san Venanzio e Teodoro che offre la costruzione: è la Chiesa intera, celeste e terrestre, che prega il suo Signore.

In alto sono i simboli dei quattro evangelisti e a lato le due città di Betlemme e Gerusalemme, che ricordano l’Incarnazione la Pasqua. 

Le Cappelle di San Giovanni Evangelista e di San Giovanni Battista furono, invece, edificate alla fine del secolo V da papa Ilaro (461-468), come ringraziamento ai due santi per lo scampato pericolo corso ad Efeso nel 449. L’architrave di ingresso della cappella dedicata a San Giovanni, l’evangelista che più è penetrato nel mistero della divinità e dell’umanità del Figlio, reca l’iscrizione dedicatoria: “Al suo liberatore il beato Giovanni evangelista, Ilaro, servo di Dio”, e la citazione giovannea: “Diligite alterutrum” (amatevi gli uni gli altri).

Ilaro, diacono, era stato inviato da papa Leone Magno come suo delegato a Efeso, città giovannea, per contrastare Eutiche che affermava che Cristo non è consostanziale con l’umanità, ma che, una volta avvenuta l’incarnazione, si doveva affermare solo la natura divina di Cristo. 

Il cosiddetto “latrocinio di Efeso” del 449 sembrò segnare la vittoria di tale posizione monofisita, ma due anni dopo, nel concilio di Calcedonia del 451, venne riaffermata la presenza in Gesù, nell’unica sua persona divina e nelle due nature, integre e complete, senza mescolanza, trasformazione, separazione o divisione. Succeduto a Leone Magno, Ilaro costruì queste due cappelle.