L’edificio della Scala Santa ospita quella che la tradizione indica come la scala che si trovava nel pretorio di Ponzio Pilato, macchiata dal sangue di Gesù. La storia di questa collocazione richiama quella del cosiddetto Patriarchio, fondato da papa Silvestro I, pontefice sotto l’imperatore Costantino. Il completamento del Patriarchium avvenne entro l’anno 324, quando papa Silvestro I lo dichiarò Domus Dei (Casa di Dio) insieme all’attigua Basilica. Nei secoli successivi la residenza del Vescovo di Roma divenne sempre più grande e riccamente adornata, anche per lo svolgimento al suo interno delle cerimonie papali che via via venivano a codificarsi. Era costituito da sale di rappresentanza, cappelle, archivi congiunti fra loro da cortili e corridoi interni che insieme formavano la residenza papale che rimarrà tale fino all’esilio avignonese. Nel Patriarchio, oltre a rientrare la Basilica stessa, vi era un portico che metteva in comunicazione il palazzo con la Scala Santa. Sotto papa Sisto V, al quale si devono numerosi interventi nella città di Roma, la Scala Santa viene spostata in modo da essere il cammino che conduce alla cappella del Sancta Sanctorum.
Tuttavia, vista la preziosità della suddetta scala, il ciclo pittorico che oggi la incornicia, venne realizzato prima della traslazione della scala in modo che, i pittori, non ne calpestassero la sacralità. Il ciclo di affreschi, realizzato sotto la guida di Cesare Nebbia e di Giovanni Guerra, rappresenta le scene della Passione di Cristo. La Scala Santa si compone di ventotto gradini in marmo bianco ricoperti, sotto il pontificato di papa Innocenzo XIII di legno di acero in modo da prevenirne l’usura.
Al lato della Scala Santa, ancora oggi, percorribile solamente in ginocchio, si snodano altre due scalinate che permettono di raggiungere la cappella del Sancta Sanctorum. Il ciclo di affreschi che decora le pareti di queste scalinate minori presenta scene tratte dall’Antico Testamento.