L’originario ingresso consiste in un pronao biabsidato, che si presenta in tutto il suo splendore se osservato dall’esterno, con le colonne realizzate allora ex novo. Venne poi chiuso con lastre e su di esse si leggono, sempre dall’esterno, antiche iscrizioni a matita di pellegrini di età medioevale.
L’età costantiniana, il IV secolo, si caratterizzò per un ingresso amplissimo nel catecumenato – la parola “catechista” indica colui che attivamente fa “eco” alla Parola divina che viene dall’alto, mentre la parola “catecumeno” è nella forma “passiva” di chi la riceve.
Come Costantino fu probabilmente un catecumeno che ritardò il Battesimo, pur essendosi avvicinato alla fede cristiana, così è attestato di altri importanti personaggi che rinviarono a lungo il loro Battesimo – i più famosi sono Ambrogio, Agostino, ma anche Girolamo, Rufino e Paolino di Nola e, in oriente, Gregorio di Nazianzo, Basilio e Giovanni Crisostomo.
Nel pronao doveva avvenire la rinuncia al diavolo e la professione di fede nella Trinità, con la formula interrogativa che rappresenta il Simbolo di fede più antico.
Come attestano già gli Atti degli Apostoli, dove si racconta di chi riceveva il battesimo “insieme con quelli della sua casa”, anche a Roma chi decideva di ricevere il Battesimo lo riceveva insieme anche ai suoi bambini.
Nel pronao sono le due Cappelle dei santi martiri Cipriano e Giustina - con un mosaico del secolo V a racemi, un emiciclo con l’Agnello, quattro colombe e piccole croci gemmate - e delle sante vergini Rufina e Seconda martirizzate durante la persecuzione di Valeriano.