Polarità San Pietro – San Giovanni in Laterano
Durante il primo Giubileo, Bonifacio VIII viveva ancora al Laterano, e la sua bolla di indizione Antiquorum Habet Fida Relatio fu datata il 17 febbraio 1300 presso la residenza, in accordo con le regole della cancelleria. Pochi giorni dopo, il Papa decise però di promulgarla una seconda volta e in calce riporta Datum Romae apud S. Petrum, “dato a Roma presso San Pietro”. Questa oscillazione tra i due poli, Vaticano e Laterano, mostra in controluce il carattere eminentemente petrino che secondo Bonifacio doveva connotare il Giubileo ma anche l’irresistibile attrazione esercitata dal luogo santo oltretevere sui fedeli che andavano a pregare sulla tomba dell’Apostolo e veneravano il celeberrimo Velo della Veronica. Tutto questo viene suggellato il 22 febbraio, festa della Cattedra di Pietro, quando il Pontefice si recò a San Pietro e, in modo solenne, rivestito di paramenti splendidi, una pianeta in seta dorata, annunciò l’indulgenza del Giubileo e depose la bolla sull’altare dell’Apostolo.
L’affresco giottesco
Un tipico simbolo del Giubileo è il frammento di affresco che si trova nel primo pilastro a destra della basilica raffigurante Papa Bonifacio VIII affacciato a una loggia nell’atto di benedire o dell’allocuzione e che generalmente è interpretato come l’atto di indire il Giubileo. Da una copia di Jacopo Grimaldi conservata in un manoscritto della Biblioteca Ambrosiana si può ricostruire l'aspetto originale dell'affresco, molto più grande del brano conosciuto: Papa Bonifacio è rivolto alla folla dall'alto della loggia lateranense, affiancato da un chierico e da un cardinale, forse Francesco Caetani. Al di fuori del baldacchino papale si dispiegano numerosi prelati disposti in due gruppi simmetrici a destra e a sinistra. Lo storico Onofrio Panvinio inoltre, nel 1570, ricordò come la scena facesse parte di un vero e proprio ciclo pittorico assieme al Battesimo di Costantino e all'Edificazione della basilica lateranense, precisando che il luogo originario si trovava nella loggia chiamata thalamo o pulpitum Bonifacii, in corrispondenza dell’odierna Loggia delle benedizioni, che in una prima redazione fu fatta costruire dallo stesso Papa sul fronte del palazzo aggiunto all'antico Laterano. La commissione dell’affresco si data al periodo dello svolgimento del primo Giubileo o comunque intorno all’anno 1300.
In ogni caso, diversi studi hanno proposto una rilettura del soggetto iconografico, identificato piuttosto come una cerimonia delle “maledizioni” che si svolgevano il Giovedì Santo, in quel caso il 7 aprile dello stesso anno, e che colpirono i Colonna e Filippo di Francia, o con la seconda bolla giubilare del 22 febbraio 1300, promulgata nello stesso giorno della Antiquorum Habet Fida Relatio incentrata, appunto, sull’esclusione dei nemici della Chiesa dal beneficio delle indulgenze. Dando adito a questa seconda interpretazione, si evidenzierebbe, nell’affresco, un evidente significato politico.
Urbanistica a misura di pellegrino
Nei secoli si susseguirono diversi interventi per creare un assetto viario che agevolasse il cammino dei pellegrini, come il progetto urbanistico di Sisto V con l’aiuto di Domenico Fontana che si estendeva verso il Colosseo e San Giovanni, e prevedeva un tracciato viario a forma di stella le cui punte erano le basiliche, ma che non fu realizzato, poi il progetto di Gregorio XIII in vista del Giubileo del 1575.
Eccezionalità dell’arcibasilica
La basilica era il cuore di un complesso di edifici che le sorgevano intorno, chiamato Patriarchìo dove vissero i Papi, dall’epoca di Costantino eccetto il periodo avignonese, dal 1309 al 1377. Alla fine del Trecento quindi, la corte pontificia cominciò a trasferirsi in Vaticano, anche perché la fortezza di Castel Sant’Angelo garantiva una protezione inespugnabile nei momenti di pericolo.